Natale Larini

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IL MIO RITRATTO

Tanto a spassarmi questa mezz’oretta e far tacere ogni molesta cura, coll’opra della penna mia diletta mi voglio riprodurre in miniatura.

 Alta nè più nè men di quanto spetta del fantaccino a compier la misura, curva a le spalle, ruvida, tozzetta, s’eleva sovra i piè la mia figura.

 Ho fronte spaziosa e calva testa, occhio incavato sotto bruno ciglio, volto largo, sereno ed aria mesta.

 Son calmo e nella mente ho lo scompiglio, tacito vo coll’anima in tempesta, leone interno ed esterior coniglio!

Nasce a Mezzano il 13 luglio 1866, figlio unico di Pietro e Filomena Baldrati. Trascorre gli anni della sua breve vita  in una modesta casa in via Bassa Superiore, 327.

Frequenta la scuola solo fino alla seconda elementare, riesce  però a procurarsi  letture classiche su cui studia  e  che cita  nei suoi scritti: appunti, poemetti e poesie a cui si dedica con passione , quando è libero dal duro lavoro di bracciante, durante i periodi  estivi , e  di falegname , nei mesi invernali.

 Natale, ammalato e disperato, muore suicida il 18 febbraio 1904.

“Il poeta si era trovato ad operare nel contesto dell’altissimo analfabetismo delle nostre zone alla fine dell’ottocento ed aveva subito l’avversione di quanti, per ignoranza, lo dileggiavano. La reazione di Natale a tutto questo era sofferta e composta.  Di fronte alla ripulsa paesana, egli si chiudeva sempre di più nelle letture occasionali, fornite da mani sensibili ed approfondiva la propria cultura su testi classici, prestati da pietosi cittadini…Egli era cagionevole di salute e  finchè  la resistenza giovanile resse, le sue rime avevano sapore satirico e burlesco. Era il periodo degli scritti pubblicati su “L’ASINO” di Roma e “E’PERMESSO?” di Bologna…Nelle rime di Natale c’è l’ansia di sapere, il grido del riscatto sociale, la sofferenza giornaliera e la ricerca della solidarietà umana, che non potè ottenere in quel momento e in quel luogo.  A minare il suo fisico, molto poterono le lunghe veglie al lume di candela nelle notti fredde,  alla ricerca di una rima  difficile, dopo le cene povere e frugali.  Allora le sue rime divennero prima romantiche,  poi disperate e quindi  leopardiane, raggiungendo il lirismo…La poesia è figlia della intensità del sentire,  ed è tale anche se si veste di miseri panni.”

Dalla presentazione della Ristampa delle Rime postume di Natale Larini, a cura di Giovanni  Zannoni, insegnante, ricercatore e cultore di storia locale.

La pubblicazione, la ristampa e i manoscritti, passati di mano in mano da amici e da parenti, sono stati poi donati da Giovanni e Laura Ercolani e sono conservati nell’archivio di “PERCORSI”, purtroppo i moltissimi suoi appunti e scritti “centinaia e centinaia di versi”, contenuti in due casse, furono distrutti dopo la sua morte.

“PERCORSI” ne ha onorato la memoria nel 1995, curando la pubblicazione della ristampa  delle “Rime postume”e dedicandogli una serata di musica e poesia.

Nel centenario della sua morte inoltre, la medesima associazione culturale,  ha provveduto a restaurare la lapide  inserendo  un suo ritratto e  continua a farsi carico  della conservazione e della manutenzione della  tomba nel cimitero del paese.

 

BIBLIOGRAFIA

P.Poletti, Un poeta ignorato di Romagna- Le “Rime postume di Natale Larini”,  in “ Corriere di Romagna”, 30 marzo 1916

A.Barisani,C.Montanari, G.Zannoni,  Mezzano e il suo fiume,  Ravenna,  1991, pag . 103

A.Casadio, E.Cavina, E.Rambaldi, Mezzano nel ‘900, Il ponte vecchio, 2004, pagg. 237-238

D.Dalla  Vecchia, Natale Larini,poeta de’Mzan,  in “La voce”, 24 luglio 2010

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